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La nostra offerta si distingue per l'elevato livello di specializzazione: il nostro servizio è infatti curato da senior payroll specialist, i quali operano in sinergia con i nostri consulenti, tra cui esperti legali e commercialisti. Questo approccio multidisciplinare ci permette di affrontare ogni sfida relativa alla gestione delle paghe con una visione a 360 gradi, garantendo un'assistenza completa e personalizzata.
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Il decreto-legge del 25 maggio 2021, numero 73, ha introdotto una nuova indennità per la disoccupazione involontaria, denominata ALAS, a favore dei lavoratori autonomi nel settore dello spettacolo, inclusi coloro che svolgono attività musicali secondo l'articolo 3, primo comma, n. 23-bis del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato del 16 luglio 1947, n. 708.
Dal 1° gennaio 2022, i datori di lavoro o committenti che stipulano rapporti di lavoro autonomo o di collaborazione sono tenuti a versare una contribuzione di finanziamento per l'indennità ALAS, pari al 2% del compenso lordo giornaliero. Il messaggio n. 2260 del 30 maggio 2022 fornisce le prime istruzioni sui versamenti.
Il 5 luglio 2022 è stato pubblicato il messaggio n. 2694, che specifica l'obbligo di un versamento integrativo relativo al differenziale per l'assicurazione di malattia (vedi ultimo paragrafo). Di seguito sono elencati i vari aspetti in dettaglio.
Lavoratori autonomi nel settore musicale:
Per i lavoratori autonomi che svolgono attività musicali con il codice qualifica 500, è stato effettuato un inquadramento automatizzato con il c.s.c. 7.07.11 e Ateco 90.01.09 (Altre rappresentazioni artistiche). Questi lavoratori, muniti di SPID/CIE/CNS, utilizzano le denunce online Uniemens con un percorso semplificato per adempiere agli obblighi contributivi e effettuare il versamento tramite F24 (vedi messaggio n. 727 del 17 febbraio 2016).
Categorie di lavoratori nel settore spettacolo con aliquote ridotte:
Per i datori di lavoro che stipulano rapporti di lavoro autonomo con soggetti soggetti all'obbligo di assicurazione al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, la contribuzione di finanziamento è dell'1,06% dell'imponibile contributivo. Per l'assicurazione di malattia nel 2022, la contribuzione è del 2,22%.
Per i lavoratori autonomi nel settore musicale (c.s.c. 7.07.11) e per i committenti delle pubbliche amministrazioni, la contribuzione ALAS è dovuta al 2%.
Compilazione Uniemens:
Le procedure di calcolo sono adeguate a partire da maggio 2022. Per la contribuzione minore dovuta per i mesi di gennaio 2022 - aprile 2022, gli interessati devono inserire nel flusso Uniemens il codice "M219" con la causale "Versamento differenze contributive ALAS", l'imponibile soggetto a contribuzione e l'importo della differenza di contribuzione minore. Il versamento deve avvenire con le denunce di maggio 2022, giugno 2022 e luglio 2022.
Integrazione per assicurazione malattia 2022:
I datori di lavoro dei lavoratori autonomi iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo devono versare il differenziale di contribuzione di malattia (0,94%, cioè 2,22% - 1,28%) per il periodo gennaio-aprile 2022. Il codice "M220" è utilizzato come causale a debito, con il significato di "Versamento differenziale di contribuzione di malattia".
Il limite del massimale giornaliero per il 2022 è 100,00 euro. Il versamento può avvenire con le denunce di luglio, agosto e settembre 2022. Per i lavoratori autonomi nel settore musicale e per i committenti delle pubbliche amministrazioni, la contribuzione deve essere calcolata applicando l'aliquota del 2%.
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Il "payroll giving" è una pratica emergente nel panorama della responsabilità sociale d'impresa, dove i dipendenti offrono contributi solidali tramite la donazione di una porzione del proprio stipendio o delle proprie ore lavorative. Questa metodologia, pur essendo un'espressione lodevole di solidarietà, introduce complessità sotto l'aspetto previdenziale e fiscale.
Quando un dipendente decide di donare parte del proprio stipendio, il datore di lavoro trattiene l'importo direttamente dalla busta paga e lo devolve a un'organizzazione non-profit. Tuttavia, emergono dubbi sulla rilevanza di tali trattenute ai fini del calcolo dei contributi previdenziali. Le normative attuali, come evidenziato nelle Risoluzioni 441/E del 2008 e 160/E del 2009 dell'Agenzia delle Entrate, forniscono una guida ma non coprono tutti gli aspetti di questa pratica.
Un'altra modalità di "payroll giving" è l'utilizzo del monte ferie e permessi accantonati dai dipendenti. La questione diventa ancora più complessa quando i dipendenti scelgono di donare il loro tempo libero senza richiederne la monetizzazione. La mancanza di una normativa chiara in questo ambito solleva interrogativi sulla gestione previdenziale e fiscale di tali donazioni.
La situazione del "payroll giving" può essere paragonata, per analogia, con la cessione di ferie solidali come previsto dal D.Lgs. 151/2015. Tuttavia, le finalità e le modalità differiscono significativamente. Un'altra similitudine si può trovare nel CCNL dei dipendenti del credito, ma anche qui emergono distinzioni importanti, specialmente in termini di assoggettamento contributivo e fiscale.
Una pratica interessante è la devoluzione di giorni di ferie non goduti, che può avvenire senza implicazioni contributive. Questo solleva questioni riguardanti l'irrinunciabilità delle ferie, come delineato nell'articolo 36 della Costituzione, e i limiti imposti dal D.Lgs. 66/2003.
Il "payroll giving" si pone come un'innovativa forma di solidarietà nel mondo del lavoro. Tuttavia, l'assenza di normative specifiche crea incertezze e sfide pratiche per le aziende. In questo scenario, diventa essenziale un chiarimento normativo per garantire la corretta applicazione e incentivare ulteriormente la diffusione di queste lodevoli iniziative. La questione centrale rimane: come bilanciare la generosità dei lavoratori con le esigenze legali e fiscali senza pregiudicare né l'ente benefico né il datore di lavoro? Un dibattito che richiede attenzione e sensibilità da parte di legislatori, aziende e lavoratori.
La legge di Bilancio 2024 in Italia conferma e amplia le misure di riduzione del cuneo contributivo introdotte nel secondo semestre del 2023. Questa misura, che ha un costo stimato di circa 1 miliardo di euro al mese, prevede un taglio del cuneo contributivo del 7% per le retribuzioni fino a 25.000 euro lordi e del 6% per quelle tra 25.000 e 35.000 euro.
Questo taglio contributivo comporta un vantaggio netto significativo per i lavoratori, che può raggiungere fino a 1.351 euro all'anno. La legge prevede inoltre che le nuove norme sul taglio del cuneo fiscale e contributivo siano estese per tutto il 2024, garantendo un aumento in busta paga simile a quello già ottenuto per sei mesi nel 2023.
In aggiunta, la legge di Bilancio 2024 introduce ulteriori riduzioni del cuneo fiscale come parte dell'attuazione della delega fiscale (legge n. 111/2023). Importante notare che lo sconto sulle contribuzioni non si applica sulle mensilità supplementari. Le riduzioni degli oneri contributivi sono mirate a diminuire il prelievo mensile effettuato dai datori di lavoro sulla contribuzione, generalmente fissata al 9,19%.
Dal punto di vista pratico, tra dicembre 2023 e gennaio 2024 non ci saranno grandi cambiamenti in busta paga, ma confrontando gennaio 2024 con gennaio 2023 si osserva un incremento che può arrivare fino a 100 euro.
Un aspetto fondamentale è che la riduzione degli oneri contributivi non influenzerà i diritti pensionistici dei lavoratori. La legge assicura che la prestazione pensionistica sarà garantita in misura piena nonostante il minor prelievo contributivo.
Rispetto al 2023, il testo finale della legge di Bilancio 2024 elimina il beneficio contributivo precedentemente applicato anche alla tredicesima mensilità. Questo cambiamento riduce leggermente il beneficio complessivo rispetto all'anno precedente, con una differenza tra i 60 e gli 80 euro su base annua.
La Legge di Bilancio 2024 rappresenta un passo importante nella politica fiscale italiana, mirando a fornire sollievo economico ai lavoratori attraverso la riduzione del cuneo contributivo. Queste misure, pur garantendo un incremento netto nelle buste paga, sollevano interrogativi sul loro impatto a lungo termine sul sistema fiscale e previdenziale, oltre che sul bilancio dello Stato. La legge riflette un equilibrio tra il desiderio di stimolare il potere d'acquisto dei lavoratori e la necessità di mantenere la sostenibilità finanziaria.
Con l'intervento della Legge di Bilancio 2023, il settore turistico-alberghiero in Italia ha assistito a significative modifiche nella gestione fiscale delle mance. Queste ultime, tradizionalmente considerate come liberalità da parte dei clienti verso i lavoratori come camerieri e baristi, sono ora soggette a nuove regolamentazioni.
Dal 1° gennaio 2023, le mance ricevute dai lavoratori di ristoranti, bar, alberghi e simili sono classificate come redditi di lavoro dipendente. La grande novità è l'imposizione di una tassa sostitutiva del 5% sull'IRPEF, escludendo queste somme dal calcolo dei contributi previdenziali e del TFR. Questo cambiamento mira a semplificare la tassazione delle mance, riducendo il carico fiscale sui lavoratori.
Il beneficio di questa normativa è però limitato. Si applica ai lavoratori con un reddito annuo non superiore a 50.000 euro, e le mance non possono superare il 25% del loro reddito annuale. Ad esempio, per un reddito di 40.000 euro, le mance non dovrebbero superare i 10.000 euro, portando a un onere fiscale di soli 500 euro.
Ci sono però alcune incertezze, specialmente per quanto riguarda il calcolo del limite di reddito e la sua applicazione ai nuovi lavoratori. Per garantire la corretta applicazione di questa normativa, le aziende devono adottare procedure precise per la gestione e la ripartizione delle mance, considerando vari aspetti come le ore lavorate e le competenze dei dipendenti.
Infine, la nuova legge offre ai lavoratori la possibilità di rinunciare a questo regime fiscale agevolato, optando per la tassazione ordinaria delle mance come parte del loro reddito di lavoro dipendente. Questa opzione aumenta la flessibilità per i lavoratori, consentendo loro di scegliere il regime fiscale più vantaggioso.
In conclusione, la Legge di Bilancio 2023 introduce un approccio innovativo alla tassazione delle mance nel settore turistico-alberghiero, con l'obiettivo di alleggerire il carico fiscale e semplificare la gestione di questi redditi. Tuttavia, la sua efficacia pratica e l'impatto sul settore rimangono da valutare nel tempo.
Le buste paga in Italia sono rinomate per la loro complessità, distinguendosi come un labirinto di obblighi fiscali, previdenziali e normativi. Questa intricata struttura non solo pone l'Italia in cima all'indice di complessità del payroll, ma solleva anche questioni importanti sulle implicazioni per le aziende e i lavoratori.
Un recente report di Nga ha messo in luce come l'Italia superi altri paesi europei, incluso la Francia e la Germania, in termini di complessità nella gestione delle buste paga. Questo si traduce in una gestione più costosa e onerosa rispetto ad altre nazioni, con significative implicazioni economiche per le imprese.
Nonostante i tentativi di semplificazione attraverso l'automatizzazione, come la comunicazione unica e la trasmissione telematica, le aziende italiane si trovano ancora a dover navigare un mare di normative. Il paese detiene il record per il numero di obblighi di dichiarazione e reportistica, rendendo il processo di payroll estremamente gravoso.
Il costo per la produzione di ogni busta paga in Italia può variare notevolmente, influenzato da fattori come tasse, previdenza sociale, e benefit. La complessità non si limita alla sola gestione fiscale, ma si estende alle modifiche normative frequenti che richiedono aggiornamenti costosi e complessi.
A livello mondiale, la gestione del payroll si basa su una media di 15 parametri, ma in Europa occidentale, e particolarmente in paesi come Italia, Germania, e Francia, il numero aumenta. Questo confronto mette in luce la sfida unica che l'Italia e altri paesi europei affrontano nel bilanciare efficienza e conformità normativa.
La complessità del sistema retributivo italiano non è solo un problema di gestione aziendale, ma si riflette anche in un più ampio contesto economico e sociale. Mentre le aziende lottano per rimanere conformi e gestire i costi, emergono domande sull'impatto di questa complessità sul mercato del lavoro e sull'economia nel suo complesso. La necessità di una maggiore semplificazione e di un aggiornamento normativo diventa quindi un tema centrale per le aziende, i lavoratori e i policy maker.
L'Inps, con regolamento 15 ottobre 2010, ha provveduto ad attuare la legge n. 69/2009 fissando i nuovi termini per la conclusione esplicita dei procedimenti amministrativi di propria competenza.
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Il reato di autoriciclaggio, introdotto in Italia dalla Legge n. 186 del 15 dicembre 2014, rappresenta un'evoluzione significativa nel diritto penale, mirata a contrastare più efficacemente il riciclaggio di denaro. La legge ha inserito l'articolo 648-ter 1 nel Codice Penale, punendo il reimpiego di beni illeciti da parte dello stesso autore del reato originario.
Questa norma ha subito modifiche nel tempo, con l'introduzione del D.Lgs n. 195/2021, che ha introdotto importanti aggiustamenti in linea con la Direttiva UE 2018/1673 sulla lotta al riciclaggio. Queste modifiche hanno incluso l'eliminazione dell'espressione "non colposo" riferita al delitto presupposto e l'introduzione di nuove circostanze attenuanti, ampliando il campo di applicazione del reato.
Il reato di autoriciclaggio si distingue dalle altre fattispecie di riciclaggio per la specifica natura del profitto del reato, che non può coincidere con i beni derivanti dal reato presupposto. Questo aspetto conferisce al reato di autoriciclaggio una propria autonomia sostanziale e giuridica.
Il reato di autoriciclaggio può manifestarsi attraverso diverse modalità, come l'impiego, la sostituzione o il trasferimento di denaro, beni o altre utilità di provenienza illecita in attività economiche. L'elemento chiave di tale reato è la capacità dell'azione di ostacolare l'identificazione della provenienza illecita dei beni.
Il dolo generico, costituito dalla consapevolezza della provenienza delittuosa dei beni e dalla volontà di impiegarli in attività economiche, è essenziale per la configurazione del reato. Il bene giuridico protetto include sia l'amministrazione della giustizia sia l'ordine economico.
La normativa prevede specifiche clausole di non punibilità e circoscrive l'ambito di applicazione del reato. In particolare, è esclusa la punibilità per la mera utilizzazione o il godimento personale dei beni provento del delitto presupposto.
Il reato di autoriciclaggio può coesistere con reati fallimentari e altre fattispecie criminose, a seconda delle circostanze specifiche e della natura delle operazioni coinvolte.
Il reato di autoriciclaggio rappresenta una risposta legislativa all'esigenza di contrastare più efficacemente il fenomeno del riciclaggio di denaro. Tuttavia, la sua applicazione pratica solleva questioni complesse e sfide interpretative, soprattutto in relazione alla responsabilità amministrativa degli enti e alla distinzione tra le varie forme di riciclaggio. In questo contesto, la giurisprudenza e la dottrina giocano un ruolo cruciale nell'interpretazione e nell'applicazione di questa normativa, con un impatto significativo sul sistema giuridico e economico italiano.
L'Inps fornisce nuove istruzioni per l'applicazione della disciplina del riscatto di periodi non coperti da contribuzione e per il criterio di calcolo dell'onere di riscatto dei periodi di studio universitari da valutare nel sistema contributivo
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In Italia, il rapporto previdenziale tra l'INPS, le aziende e i dipendenti è un pilastro fondamentale del sistema di sicurezza sociale. La relazione inizia con l'iscrizione del datore di lavoro all'INPS e l'assegnazione di una posizione contributiva, che stabilisce le basi per il versamento dei contributi.
La contribuzione previdenziale varia a seconda del settore di attività dell'azienda. Si articola principalmente in contributi a carico dell'azienda e contributi a carico del dipendente, dettagliati nelle buste paga. Questi contributi sono fondamentali per il finanziamento del sistema previdenziale e rappresentano una quota significativa delle responsabilità fiscali delle aziende e dei lavoratori.
I datori di lavoro sono responsabili della dichiarazione e del pagamento dei contributi tramite la denuncia Uniemens e il modello F24. È interessante notare che, dal 1998, le regole per la determinazione dell'imponibile fiscale valgono anche per l'imponibile previdenziale, con alcune eccezioni.
Esistono differenze sostanziali tra la disciplina previdenziale e quella fiscale. Ad esempio, nel calcolo dei contributi previdenziali si applica il principio di competenza, mentre per l'imposta sul reddito si utilizza il principio di cassa. Queste differenze influenzano direttamente la determinazione dell'imponibile e, di conseguenza, l'ammontare dei contributi e delle imposte dovute.
Alcune voci retributive non sono soggette a contribuzione INPS, come il trattamento di fine rapporto (TFR) e certe erogazioni in occasione della cessazione del rapporto di lavoro. Queste eccezioni riflettono la complessità del sistema retributivo e previdenziale italiano.
Le aliquote INPS variano in base a diversi fattori, come il settore e la dimensione aziendale. Inoltre, esistono limiti massimi e minimi di retribuzione per il calcolo dei contributi, che vengono aggiornati annualmente.
Recenti misure legislative hanno introdotto esoneri contributivi temporanei, che influenzano l'ammontare netto nelle buste paga. Tuttavia, questi esoneri possono portare a maggiori ritenute fiscali, poiché riducono le ritenute contributive e aumentano la base imponibile fiscale.
La gestione delle voci previdenziali nelle buste paga italiane richiede una comprensione approfondita delle normative e delle procedure. Questa complessità riflette la natura dettagliata del sistema fiscale e previdenziale italiano, che cerca di bilanciare equità e sostenibilità. Mentre le aziende e i dipendenti navigano in questo scenario, emerge chiaramente la necessità di una costante aggiornamento e comprensione delle normative in continuo mutamento.